Accoglienza

Quante sfumature può avere una parola! Quante esperienze possono esprimere delle semplici lettere accostate tra loro, quanti mondi possono rivelare… Mi sembrava un’impresa impossibile condensare in quaranta Carte, in sole quaranta parole, le infinite sfumature del sentire e della coscienza. E sì, ci sono voluti mesi di meditazione, di paziente taglio e cucito linguistico, di confronto con Nicoletta Bertelle, la mia meravigliosa sorella dell’anima. Ma alcune parole erano subito chiare. Chiare come questa: ACCOGLIENZA.
Doveva proprio chiamarsi così questa carta, e non “Accettazione”. Sarà perché accettare è una parola che non mi è mai piaciuta fino in fondo. Una parola ambigua. Si può accettare con rassegnazione, si può accettare a denti stretti, si può accettare con un “ma”: lo accetto ma non vorrei, ma non è giusto, ma non mi piace, ma mi sento in trappola…
L’accoglienza è diversa. È calore, è abbraccio, è cuore. Non si può accogliere a denti stretti… tanto meno a cuore stretto! Quando accogliamo, è perché il nostro cuore ha scelto di rompere argini e barriere. Ha accettato il dolore, la perdita, il tradimento, l’ingiustizia, ha accettato il moto di contrazione che tutto questo gli ha causato… e ha scelto consapevolmente, con tutto se stesso, di espandersi e lasciarsi trasformare. Di lasciarsi permeare dal senso profondo di quello che è accaduto, di schiudersi ad accogliere un qualcosa forse per ora incomprensibile, ma che profuma di fede e di speranza. E di coraggio. Sì, perché si può accettare per paura e con paura, ma si può accogliere solo con coraggio.
C’è una tenerezza speciale nell’aprirsi ad accogliere i misteri e le sfide della vita, come la scomparsa di un angioletto peloso con la coda. E non significa che il dolore o la mancanza non ci siano più, il cuore ha spazio e amore per accogliere anche loro, per tutto il tempo che vorranno. Ma è come se dolore, perdita e mancanza si rilassassero in quell’interiore morbidezza e rimanessero affacciati alla finestra in attesa di veder spuntare qualcosa di ancora sconosciuto, qualcosa di cui si possono fidare. Qualcosa con la Q maiuscola, a cui sentono di volersi offrire, per essere – col tempo e con pazienza – alchemicamente trasmutati. Come gli uccellini della carta, che il cuore amorevole ha accolto tenendoli al sicuro, finché saranno pronti a volare liberi, e sempre più in alto, nella Luce.

Ciao, sono Sahaja!

Forse abbiamo in comune molte cose, o forse una soltanto… Vuoi scoprirla?

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