Mi capitano, ogni tanto, periodi come questo, anche lunghi, in cui sento di non avere niente di significativo da dire, e tantomeno da scrivere. Periodi in cui c’è così tanto che accade dentro, e spesso così tanta ressa di pensieri ed emozioni, che non affiora niente. Proprio niente.
Stamattina, però, ho pensato che proprio questo valesse la pena di essere condiviso: questo senso di ovatta interiore, di galleggiare sopra le cose. No, non in un meraviglioso senso yogico, di estatico distacco da ogni illusione! Piuttosto, come strategia della mente per aspettare tempi migliori. Tempi in cui ogni ostacolo e ferita interiore, come un’onda, si ritirerà di nuovo. Tempi in cui la confusione, come nuvole, soffierà via e il sole della chiarezza tornerà a risplendere.
So che tutto questo potrebbe non sembrare molto yogico a chi pensa (e anche a ragione!) che yoga significhi usare la volontà per affrontare le cose di petto, per passare con un balzo nella supercoscienza, fuori da ogni trappola e paturnia della mente e da ogni increspatura del cuore. Una bella meditazione e via, tutto risolto! Certo, è possibile… e in tempi più “normali” ci riesco anch’io! Ma in questo momento la mia mente e il mio cuore hanno scelto l’ovatta, perché la volontà ha bisogno di un po’ di vacanza.
E sì, lo so, mentre scrivo, io stessa vedo sfilare nella mente i bravi e giusti pensieri yogici: «È tutto un sogno, è tutta un’illusione, tu neppure esisti, è tutto Dio, questo dolore non esiste»… Li vedo, questi saggi pensieri, li riconosco… li insegno pure! Ma ci sono momenti in cui il mio essere (ok, va bene, il mio ego!) sceglie altro. È talmente sfinito dalla lotta che sceglie di adagiarsi in questa ovatta e di aspettare che le cose si sistemino da sole, quando sarà il momento…
Non è questo, in verità,ciò che volevo condividere, ma quello che ho scoperto stamattina: che questa ovatta, impedendomi di performare in superficie, di aggrapparmi a etichette e paletti che non mi corrispondono più, mi spinge in profondità. Dentro, sempre più dentro. Fino a trovare, ancora una volta, quel fondamento che non si smuove mai e che nulla può portarmi via, neppure la mia stessa mente.
Uno zoccolo duro fatto di fede, di assoluta fiducia nella Vita, di fiducia nel mio Sé, di certezza che tutto ha un senso, uno scopo di bene e di amore, qualunque sia la confusione o la fatica del momento.
È un grande dono, e anche una conquista: trent’anni sul sentiero serviranno pure a qualcosa! Anche se, ogni tanto, l’ovatta prende ancora il sopravvento, eccomi, ci sono, sono qui, vado avanti! Ci sono per Te, ci sono per me, ci sono! E aspetto. Con una pazienza ovattata, ma anche dinamica, piena di fiducia e di certezza, piena di amore per Te, di amore per me, di amore per quello che fiorirà da questa ovatta. Che, in realtà, è già piena di meravigliosi semi…

Gratitudine per chi non c’è più
Oggi è un’altra festa importante, che smuove sensazioni profonde dentro...
Leggi di più