Il coraggio di risorgere

I giorni che precedono la Pasqua portano con sé benedizioni profonde, non solo per chi si sente in sintonia con la tradizione cristiana, ma per tutti noi.

In particolare gli ultimi tre giorni, tra il venerdì santo e la domenica, portano con sé un messaggio e un’energia di grande intensità, alla quale possiamo attingere per la nostra crescita. In realtà, i messaggi sono tantissimi, ma uno mi colpisce in particolare: il coraggio.

Spesso pensiamo che il coraggio più grande sia quello del “venerdì”, cioè quello di affrontare le crocifissioni che la vita ci pone davanti, continuamente e inevitabilmente: le malattie, le perdite, i lutti, le disarmonie interiori ed esteriori, tutti gli ostacoli che troviamo sul nostro cammino. E, non meno dolorosa, la crocifissione del nostro ego: le nostre amate abitudini, i nostri modi di pensare, le nostre convinzioni, la nostra identità.

Tutto questo, prima o poi, deve “morire” e assumere un’altra forma. E ci vuole coraggio per salire quotidianamente su quelle croci e dire alla nostra anima “Sia fatta la tua volontà”. Perfino Gesù ci ha mostrato che la tentazione di non sentirsi all’altezza della sfida e di “allontanare il calice amaro” è del tutto normale… 

Quindi, sì, il “venerdì” richiede coraggio. Ma il “sabato” non è da meno! Il freddo e il buio del sepolcro, il tempo dell’attesa, il non sapere più chi siamo ma neppure cosa diventeremo. Un tempo sospeso, incerto, indefinito. Ci vuole tanto coraggio per rimanerci dentro, per non farsi prendere dall’angoscia e dallo scoraggiamento. Per mantenere viva la fede, l’assoluta fiducia che tutto andrà per il meglio, che la trasformazione sta avvenendo anche se noi non la vediamo, e che da un momento all’altro la pietra rotolerà via e saremo liberi di uscire nella nostra nuova vita.

E ci vuole coraggio anche la “domenica”! Ci vuole coraggio per accogliere la risurrezione, per accettare di essere potenti, divini, feliciCi vuole coraggio per manifestare la nostra grandezza, per non rintanarci più negli anfratti della grotta, nella comoda oscurità che ci limita ma al tempo stesso ci protegge. Ci vuole coraggio per dire veramente sì alla Vita e alla Luce.

Siamo tutti in cammino e ognuno di noi sta sviluppando questo coraggio. Qualcuno di noi, forse, lo ha ormai pienamente conquistato ed è capace di affrontare sempre la vita, in tutte le sue fasi e le sue “giornate”, «con il sorriso di un eroe e il coraggio di un conquistatore», come diceva Yogananda. Per altri, forse, l’andamento è più ondivago…

In ogni caso, questo coraggio ce l’abbiamo tutti, perché è l’essenza stessa della nostra anima, che ci spinge sempre avanti, avanti, avanti, fino alla completa Resurrezione nell’unione con Dio. 

Una meravigliosa preghiera-affermazione di Yogananda che possiamo usare, quando ci sembra di non avere il “coraggio di risorgere”, è questa:

Insegnami a far risorgere la mia anima 

dalla tomba dei falsi piaceri, nella Tua felicità eterna.

Insegnami a far risorgere la mia saggezza 

dalle macerie dell’ignoranza. 

Benedicimi, affinché anch’io possa risorgere

dalla tomba di tutte le cattive abitudini, 

nella libertà della saggezza di Cristo.

Che sia per tutti noi una Pasqua traboccante di benedizioni… e del coraggio di risorgere!

Ciao, sono Sahaja!

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